Quando si tratta di preparare lo zaino per un'avventura escursionistica invernale - lasciamo perdere, per ora, il bivaccare all'aperto, per altro, vietato all'interno del Parco - non è scontato che tutti sappiano cosa sia veramente da portare o quello che si può tranquillamente lasciare a casa, al caldo dell'armadio.
Non sono solo le temperature estreme, di alcuni gradi sotto lo zero, a mettere a dura prova la resistenza al freddo di una persona media; molto dipenderà anche da altri fattori, quali vento ed umidità e, certamente, anche il tipo di attività che si andrà a fare. Perché, diciamolo subito, una cosa è camminare in salita o comunque essere in continuo movimento, altra, per esempio, è dover mantenere una termoregolazione adeguata nel caso di lunghi appostamenti per cercare di avvistare la fauna selvatica, situazioni in cui, oltre al silenzio, è il caso di rimanere quasi immobili per ore.
Ma come ci si difende dal freddo? Pur premettendo che ognuno ha, per caratteristiche genetiche, fisiologiche e stile di vita, una propria resistenza a questo fattore, va sicuramente detto che c'è un ampio margine per affrontare un'esperienza in montagna d'Inverno e godersela pure se si è abituati a vivere in città più miti e svolgere la maggior parte della propria attività in luoghi chiusi.
In questo articolo abbiamo chiesto a due guide di Wildlife Adventures, Andrea De Angelis e Valeria Roselli - International Mountain leader e wolf-tracker che operano in quasi ogni condizione meteorologica e gli errori, come i benefici di un consiglio azzeccato, li hanno sperimentati già quasi tutti - di aiutarci a delineare quegli elementi utili a scavalcare gli ostacoli più comuni che ci separano dal comfort mentre viviamo la nostra immersione nella vita selvatica in ambiente innevato e/o freddo.
Primo: vestirsi a strati!
"La resistenza al freddo è sicuramente anche un fatto di acclimatazione, di consentire cioè al nostro organismo un periodo adeguatamente lungo di permanenza in montagna in modo da abituarsi, anche psicologicamente" ci spiegano Andrea De Angelis e Valeria Roselli; "Non siamo in ambienti estremi come l'Alaska ma, una cosa sarà affrontare un'escursione protetti dagli alberi del bosco, come in faggeta, altra spingersi oltre i duemila metri di alcuni crinali nudi spazzati dai venti."
La caratteristica dell'ambiente montano in area mediterranea, ci ricordano, è quella di estrema variabilità di condizioni, a seconda dell'esposizione e della quota, del tipo di vegetazione e habitat che si percorre, l'ora del giorno, etc.. "Osserviamo spesso che anche i lupi si scelgono i luoghi di relax dipendentemente dalle loro esigenze di termoregolazione del momento: d'Inverno, al mattino presto, non è insolito osservare un branco che si crogioli beato alle prime tiepide luci del sole nascente dopo una lunga notte gelida, viceversa nelle giornate calde d'Estate prediligono le posizioni ed i versanti più freschi".
Ecco, se ci rifacciamo alla dotazione naturale degli animali selvatici noteremo che, nei mammiferi, esiste una pelliccia esterna di peli lunghi, resistenti e impermeabilizzati, ideale per tenere fuori umidità e vento ed un'altra sottostante, più densa e lanosa, che quasi come una maglietta della salute, li aiuta a conservare il calore. Gli strati fanno la differenza e su questo vale la pena di costruire anche la nostra strategia al freddo. Vestiremo in modo da adeguare continuamente il nostro bisogno di comfort alle temperature e condizioni esterne; per esempio sarà importantissimo togliere lo strato più pesante (piumino) dall'inizio nel caso di un tratto lungo di salita dove, se troppo vestiti, si incorrerebbe presto nel primo dei fattori avversi che influenzano la nostra termoregolazione: non arrivare al punto di sudare, perché il sudore, raffreddandosi sul corpo tenderà a sottrarre calore alla nostra scorta corporea e, bene chiarirlo, arrivare alla fine di un pendio battuto dal vento con la schiena sudata è anche un'esperienza piuttosto sgradevole. "Non bisogna preoccuparsi di rallentare il cammino o il gruppo", precisa Valeria; "il nostro lavoro è anche quello di fare in modo che tutti possano avere il tempo di adeguare il proprio vestiario alle sempre mutevoli condizioni.".
Un'ottima strategia è quella di tenere una giacca antivento, o uno strato più pesante, a portata di mano (magari infilato ad una cinghia esterna dello zaino, in modo da coprirsi subito alla bisogna, senza dover rivoltare tutto il contenuto alla ricerca del capo necessario. Quando fuori è freddo è infatti importante agire tempestivamente e, se non in anticipo, con buon tempismo.
Quindi, in sostanza: uno strato antivento, un cappello, i guanti (ma anche gli occhiali da sole) devono essere sempre raggiungibili agevolmente e prontamente indossabili.
Fai la scelta giusta! Materiali e capi
L'imperativo, secondo noi - sottolinea Andrea - è che lo strato intimo, come anche i calzettoni, devono essere di lana, non di cotone. Quando il cotone si inumidisce perde tutte le proprietà isolanti, quindi lana, la-na! Quando la lana è umida riesce comunque a tenere il calore e, al contatto col corpo, si asciuga abbastanza rapidamente. Altro requisito, a dispetto di forme e fit sul mercato globale che per esigenze estetiche e mode sono sempre più attillate, è che i capi non siano troppo aderenti ma che piuttosto vestano generosamente, comodamente. Questo perché i capi troppo aderenti - dalle calze alle scarpe - rendono la vita difficile alla circolazione sanguigna provocando più facilmente il raffreddamento delle appendici corporee e, in casi gravi, favoriscono i processi di corto circuitazione e congelamento. Quindi quando farete acquisti ricordate: ampio (comodo) è bene, stretto è male, per le scarpe come per ogni altro capo.
Discorso importante merita la protezione delle mani dal freddo, particolarmente delicata in caso di immobilità da appostamento. Rispetto ai guanti con le dita (forma anatomica, che ricalca quella delle mani) i guanti a manopola o muffole sono molto più efficaci contro il gelo perché, non avendo un'apertura per ogni dito, non espongono le dita al freddo e le lasciano in contatto tra di loro per mantenere il calore. Pertanto, quando il freddo è rilevante (ma nel caso della percezione sulle mani è estremamente relativo alla persona), sono da preferire. Tuttavia, il guanto a manopola presenta anche lo svantaggio di non permettere alle dita di muoversi liberamente e potrebbe complicare non poco l'utilizzo dell'attrezzatura fotografica o, in generale, rendere più difficoltosa la manipolazione degli oggetti. Nel caso di appostamenti nel pieno dell'Inverno, in giornate molto rigide, va valutata la possibilità di indossare un paio di guanti anatomici (con le dita) a contatto con la pelle che ci consenta rapide manipolazioni dell'attrezzatura, protetti da un guanto esterno a muffole. Quale sia la strategia adottata e il tipo di guanto prescelto è fondamentale che i guanti vengano indossati prima che le mani si raffreddino ; "Per quanto possa suonare strano" spiega la nostra guida "se ci attende una lunga sosta di wildlife-watching cerchiamo sempre di arrivare sul posto con le mani calde e, di indossare i guanti già qualche minuto prima dell'appostamento, quando ancora si cammina, in modo da "immagazzinare" negli arti superiori il calore prodotto per il periodo più lungo possibile."
Ascoltaci se puoi!
Se avete dei dubbi mentre siete al freddo, chiedete sempre consiglio alla vostra guida. Sono loro gli esperti e hanno già sperimentato la maggior parte degli scenari e situazioni all'aperto.
"Per noi c'è un mondo di differenza tra 0°C e -10°C, o tra queste e un ingannevolmente mite situazione di 4-5 gradi accompagnata da pioggerellina protratta per due ore ", dice Andrea. "Ma sappiamo come affrontarla. Siamo professionisti. Sappiamo leggere abbastanza bene la mimica e gli atteggiamenti delle persone e di solito siamo in grado di capire se hai freddo o no, e di dare risposte rapide alle situazioni. Abbiamo molti più problemi con i 'duri' che con i principianti, perché i duri non ti dicono cosa sta succedendo - nascondono i loro sentimenti e le loro emozioni, quindi se hanno un problema, tende inesorabilmente a peggiorare. I ragazzi che fanno i "tipi tosti" sono spesso più difficili da gestire e, vale sempre la pena di ricordarlo, in un gruppo basta che ce ne sia uno in condizione di forte disagio per influenzare le dinamiche di tutti". E, a scanso di equivoci, va sempre ricordato che l'esperienza che si vive con noi non va intesa come necessariamente una in cui sopportare un disagio, al contrario: la montagna è un ambiente in cui tutti, noi guide per prime, impariamo ad essere umili e come un'attitudine di caparbia positività vestita di umiltà permetta di vivere al meglio le avventure all'aperto in un ambiente incredibile.
Non manchiamo mai, aggiunge Andrea, di suggerire ai partecipanti alle nostre esperienze di wildlife watching, alcuni semplici trucchi per godersi il più possibile un appostamento. Il semplice stare vicini e, possibilmente, a contatto, aiuta molto a mantenere il calore corporeo nelle giornate più fredde, come anche il frapporre tra noi e il terreno uno strato isolante (un capo impermeabile, uno stuoino o anche lo zaino svuotato del contenuto) contribuisce non poco ad una sensazione di benessere in caso di posizione seduta protratta per più di un'ora all'alba o al tramonto.
Cosa mettere in valigia per un'avventura con il freddo: un esempio di kit-list
L'elenco che segue serve a darvi un'idea di ciò che potreste portare con voi in un'avventura a contatto con il freddo appenninico; in ogni caso, ciascun luogo, situazione, attività ha le sue esigenze specifiche, quindi assicuratevi di consultare le vostre guide o i vostri esperti prima di preparare le valigie per ogni singola esperienza.
Abbigliamento
- Giacca tecnica, antivento e antipioggia (preferibilmente con cappuccio)
- Piumino invernale
- Maglione di lana o pile caldo
- Intimo termico (in lana o sintetico)
- T-shirts tecniche di ricambio
- Pantaloni da trekking invernali
- Sovrapantaloni impermeabili
- Calzini invernali di lana o sintetici + calzini di ricambio
- Scarponi da trekking invernali, caldi e impermeabili
- Ghette
- Cappello invernale (deve essere caldo e coprire le orecchie)
- Scaldacollo o buff invernale
- Guanti leggeri in lana o antivento
- Guanti impermeabili (i due si possono combinare per le giornate più fredde o se si bagnano)
Attrezzatura
- Zaino da montagna (almeno 25+ litri per le uscite, per pranzo al sacco, indumenti extra, spuntini, ecc.)
- Coprizaino per la pioggia
- Borraccia o thermos (almeno 1 lt)
- Torcia frontale
- Occhiali da sole
- Crema protezione solare
- Kit igiene personale (spazzolino, fazzoletti o salviette biodegradabili)
- Kit di emergenza (Compeed®, cerotti, farmaci)
Per i pernottamenti in rifugio aggiungi
- Biancheria intima termica (consigliata la lana merino)
- Scarpe o sandali leggeri da usare all'interno
- Calzini extra
- Asciugamano personale
- I tuoi snack preferiti
- Tappi per le orecchie
Da non dimenticare
- Contanti e carta di credito (VISA e Mastercard accettate ovunque ma alcuni rifugi non hanno segnale telefonico)
- Documento d'identita o Passaporto (controllare la validità)
- Biglietti per i trasferimenti (da controllare per arrivare in orario)
- Telefono + caricatore + powerbank
- Adattatore elettrico: in Italia utilizza l'Europlug (tipo C e F) e 220-230 volt.
- Assicurazione di viaggio
- Medicinali personali