Guidati dalla passione, connessi con la natura.

Wildlife Adventures è oggi un tour operator affermato nel mondo dell’ecoturismo in Europa Centrale, un viaggio che nasce dalla passione profonda per la natura e il desiderio di proteggere ciò che di più prezioso abbiamo. Come le storie più straordinarie, anche questa è iniziata come un sogno, custodito tra le pagine di una Moleskine rimasta vuota a lungo.

Umberto Esposito fondatore e guida naturalistica ha dato forma a quella visione: creare una struttura che non solo avvicinasse le persone alla natura, ma che le rendesse partecipi di un cambiamento. La sua passione per le immagini e l'amore per la natura, insieme ai primi incontri con gli orsi, lo hanno spinto a partecipare al 16° IBA Conference, tenutosi in Italia nel 2005, organizzato dall’International Association for Bear Research and Management.

E' lì che Umberto per la prima volta ha contribuito al racconto di una delle specie più minacciate, l’Orso bruno marsicano. È stato il successo di quei brevi frammenti visivi a convincerlo dell'importanza di un impegno concreto nella salvaguardia della natura dell’Appennino attraverso un racconto più fedele del territorio e la creazione di un turismo positivo per l'ambiente e le comunità locali.

Il logo di Wildlife Adventures si è evoluto nel tempo, incarnando quattro elementi che definiscono la nostra essenza e ciò che amiamo fare: esplorare, scoprire, emozionarsi e condividere le meraviglie della natura. Questi principi rappresentano non solo le nostre esperienze, ma tracciano il cammino verso quelle future, guidandoci in ogni avventura nel cuore selvaggio d'Italia.

Umberto Esposito Faggio Abruzzo

Logo Part1 Il camoscio appenninico

Miracolosamente scampato dall’estinzione all’inizio del’900 sui ripidi pendii della Camosciara oggi è diffuso con duemila esemplari sulle vette dell’Appennino centrale e rappresenta una delle più belle storie per la conservazione della natura in Italia. Dal Parco Nazionale d’Abruzzo sono partiti gli esemplari reintrodotti alle pendici della Majella, sul Gran Sasso e nei Monti Sibillini. Lo straordinario disegno del suo mantello, le sue magnifiche corna, l’agilità e l’eleganza dei suoi movimenti, hanno portato a definire questa sottospecie (Rupicapra pyrenaica ornata) il Camoscio più bello del mondo. Specie simbolo di queste montagne rappresenta i nostri ricordi, la fatica e il sudore per le prime cime raggiunte e la soddisfazione per i primi incontri con la fauna del Parco.

Logo Part2 I Tholos della Majella

Il territorio del Parco Nazionale della Majella è segnato da manufatti che nel corso dei secoli hanno modificato profondamente l’aspetto e la composizione del paesaggio. Queste capanne in pietra a secco nascono con la crisi della pastorizia, che ha reso necessario strappare alla montagna aree idonee alla coltivazione. Le nuove aree coltivabili si trovavano sempre più lontane dal paese e il lungo e faticoso lavoro di bonifica del terreno dal pietrame ha portato ad avere l’esigenza di un riparo, anche se solo di fortuna, e la necessità di smaltire l pietrame raccolto nei campi. Con il tempo tecniche affinate hanno portato alla costruzione di strutture con finalità ben precise. Sono nati così i complessi agro-pastorali con zone adibite alla mungitura, alla stalla e ad abitazione nella quale soggiornare con tutta la famiglia durante i mesi estivi. I Tholos rappresentano il nostro legame con le tradizioni e lo stile di vita delle popolazioni locali.

Logo Part3 I Grifoni del Velino

Il Grifone (Gyps fulvus) è un avvoltoio di grandi dimensioni che può raggiungere un’apertura alare di 280 centimetri. Si era estinto nell’Appennino centrale che ha rappresentato, prima del diciannovesimo secolo, una zona particolarmente adatta alla sua presenza. Oggi è nuovamente possibile osservarlo nel Parco Regionale Sirente-Velino grazie a un attento progetto di reintroduzione del Corpo Forestale dello Stato. Particolarmente importante è la presenza nella stessa area di animali come l’orso e soprattutto il lupo, in quanto il grifone si nutre di resti animali lasciati dalla caccia di questi grandi predatori. Un territorio che lascia davvero ben sperare per le nostre nuove proposte e che rappresenta un corridoio straordinario verso gli ampi spazi del Gran Sasso e i selvaggi valloni della Majella.

Logo Part4 Gli archi di San Vincenzo al Volturno

L’abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno, in Molise è la porta d’ingresso, per chi proviene da sud, del cuore selvaggio d’Italia. Difesa dalle catene delle Mainarde a ovest e dal massiccio del Matese a sud è posizionata alla base di una barriera rocciosa dall’aspetto aspro, che si innalza bruscamente, segnando il confine tra Molise e Lazio. Con gli zaini in spalla siamo arrivati qui negli ultimissimi anni presidiando l’altopiano delle Forme con la gestione del Rifugio del Falco e del Centro visita dell’Orso marsicano. L’incredibile settore molisano del Parco nasconde paesaggi affascinanti e centri abitati suggestivi con tradizioni genuine ancora oggi molto sentite. Tradizioni semplici che, da pura riscoperta, sono entrate in maniera dirompente nelle nostre attività

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