Contrafforte roccioso della catena orientale del Gran Sasso, il Monte Camicia con i suoi 2.564 m sul livello del mare, ha assunto negli anni un carattere di leggenda guadagnandosi il titolo di Eiger dell’Appennino. Le sue pareti verticali si ergono come una muraglia, per un’estensione di quasi un chilometro di larghezza, dominando l’antico borgo di Castelli, capitale abruzzese della ceramica artistica. L’itinerario proposto, con la salita da Fonte Vetica non è troppo impegnativo e offre un’esperienza di grande soddisfazione.
La prima reintroduzione da parte dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga di nuclei di camosci provenienti dal vicino Parco d’Abruzzo avvenne tra i picchi rocciosi del Monte Camicia e il Monte Coppe, dove la celeberrima parete Nord finisce con uno sbuffo di roccia e degrada, nel versante aquilano, con rassicuranti distese erbose fino al Monte Tremoggia. Non è un caso che ancora oggi sia pressoché certo incrociare il loro sguardo, mentre pascolano indisturbati tra i balzi di calcare.